Secondo quanto rivela un’analisi condotta da scienziati dell’Università di Southampton, in collaborazione con quelle di Notre Dame e di Oxford, in tutta l’America Latina e nei Caraibi, si potrebbe arrivare complessivamente a 90 milioni di infezioni nella popolazione. Fino a un milione e 650mila donne in gravidanza nel Centro e Sud America potrebbero essere infettate dal virus Zika entro la fine dell’ondata dell’epidemia.
Previsioni difficili
E’ difficile prevedere con esattezza quante donne incinte possono essere a rischio infezione e quindi avere la probabilità di trasmettere al proprio figlio la microcefalia. Spesso infatti il contagio non da sintomi specifici e questo fattore, unito a false segnalazioni e all’accesso variabile alle cure sanitarie tra la popolazione, rende inaffidabili i dati basati solo sul conteggio casi.
Una proiezione della diffusione
La ricerca, pertanto, ha costruito una proiezione della diffusione della malattia esaminando il suo probabile impatto a livello molto locale. Le stime, infatti, pubblicate su Nature Microbiology, riflettono la somma di migliaia di proiezioni localizzate relative ad aree di 5 km quadri ciascuna. Il team ha preso in considerazione inoltre condizioni climatiche, periodi di incubazione, precedenti epidemie, modalità di trasmissione di Zika e di virus simili come Dengue e Chikungunya. Unendo queste informazioni ai dati relativi a popolazione, fertilità, gravidanze e condizioni socio-economiche della regione, si è arrivati a modellare la proiezione della possibile scala di diffusione del virus, contribuendo a identificare quali aree avranno bisogno di più sostegno.